Socrate: Daimon, lo Spirito e l’Estasi
Socrate: Daimon, lo Spirito e l’Estasi – Articolo di Massimo Molinari
Dervisci turbinanti
La filosofia (amore della saggezza) nella sua evoluzione, dopo essersi espressa come pensiero libero e autonomo alla ricerca del SE’ (Spirito, Sahu, Atma) e dei significati ad esso connessi, anche e soprattutto alla ricerca della Verità, ipotizzando che ci possa essere una Verità, anch’essa finisce col polarizzarsi, diventando mera speculazione.
Ed esprime quello strano malessere che si riscontra in tutti gli altri campi: la manifesta incapacità di convivere con il “diverso”, il terzo incomodo o ignoto.
L’esempio storico a noi più vicino, prima di Giordano Bruno, è quello di Socrate.
In questo cosmico manifestarsi della dualità, espressione della limitatezza del pensiero frutto del mentale, si consolidano, per poi diventare dominanti, le due correnti apparentemente contrapposte ma perfettamente integrate nell’attuale finto dipolio:
stato-chiesa, destra-sinistra, repubblicani – democratici, monarchia-democrazia.
Due finti filoni, quindi:
1) Platone con la sua schizofrenica separazione mondo ideale/reale, che vorrebbe far governare ai “filosofi” la città che non esiste “Utopia”, fuori dal mondo reale.
Conclusione : siccome nel mondo reale nulla è ideale o perfetto, allora sei sbagliato, colpevole, imperfetto, impuro e devi essere “redento”, o peccatore.
Tesi ampiamente condivisa in toto, quindi, dalle chiese visto che ipotizza l’Anima!!
2) Aristotele, per sfuggire all’impossibile conciliazione reale/ideale, esaspera l’aspetto razionalizzante della mente.
Di per sé potrebbe essere uno strumento utile nelle nostre mani, solo che così è solo un’astrazione della realtà e non è gestibile in quanto è peggio del tocco di re Mida, che morì di fame dato che tutto quello che toccava diventava Oro.
Anche in questo caso, siccome l’uomo non è “razionale”, va diviso e separato!!
Ecco che i polarizzati (parzializzati) si proclamano di pensiero “platonico”, cioè fratti (da frazione), oppure con orgoglio “aristotelico”, cioè oltre che fratti, sterili e incapaci di sviluppare il lato creativo.
Socrate: Daimon, lo Spirito e l’Estasi – Il Sacro
Parallelamente a questi aspetti del mentale, però, nel mondo reale le società si organizzano ed organizzano una visione organica del mondo.
Tutte le civiltà evolute, conoscendo i limiti della ragione e l’apparente incongruenza del reale, inseriscono il fattore “ignoto” ed elaborano, indistintamente tutte, il sistema di integrazione che ha funzionato per millenni:
il “Sacro”
Il “Sacro”, che va espresso, in tutte le possibili varianti, visto che il “Sacro” è l’unica “chance” di superare e trascendere gli apparenti “limiti” umani.
Ecco le espressioni di alcune figure-chiave che realizzano questa dimensione reale e del reale.
Lo Sciamano, pontefice fra i mondi: il reale e l’aldilà, è già una figura canonica .
Ben noti tutti i riti orgiastici, vedi “Le baccanti”, le sacerdotesse del dio, le profetesse, i profeti, etc.
Ecco le varie figure come Bacco, Diòniso per i Greci.
E i relativi “misteri”, che tali sono solo per chi non li pratica.
Shiva e la danza cosmica
Particolare che vale la pena di ricordare: il colore della pelle è identico per tutte queste figure chiave: dall’Egizio Osiride, all’indiano Shiva e la Danza cosmica, al greco Diòniso.
I buddisti… si, proprio Loro, e la cosa è o ignota o respinta dai più che ostentano di essere “buddista” : il loro “sistema” è organizzato in maniera tale che al sommo vertice delle decisioni “cruciali”, al di là perfino dell’Oceano del Dalai Lama, esiste l’ “ORACOLO”, che viene realizzato e manifestato da un individuo “diverso”, appositamente individuato, identificato ed istruito per realizzare l’evento.
Nella cultura orientale è la stessa cosa : dalla Cina al Giappone e così tutti.
Jung ha fatto conoscere in occidente questo aspetto del reale , individuale, con I CHING, il libro dei mutamenti o l’Oracolo.
Recentemente l’idea è stata riproposta nel film “Matrix” con l’Oracolo, appunto, che sa tutto senza Nulla sapere .
[ N.B. Ho solo citato il film per questo dettaglio, visto che Matrix può accendere fantasie separate da un corpo integro ed esprime non la realtà ma una visione dualistica e fratta, cioè separata e non integrata, con la sua proposta duale, cioè mentale: pillola rossa o blu?
Simili simulacri di realtà sono proponibili e accettabili da una categoria “particolare” di Individui che hanno si l’anelito del sublime o del Sacro ma che usano mezzi non idonei e fuorvianti, quindi non produttivi o dannosi. ]
I due finti filoni convergono quindi nel tentativo di evitare, di esorcizzare la possibilità che l’individuo possa, in qualche modo, approdare o in comunità o da solo alla sua LIBERAZIONE INTERIORE!
Non sarebbe più governabile e pilotabile nelle scelte e decisioni.
L’Estasi
Poi c’è l’ “Estasi” (= essere fuori… non si sa bene da cosa) e mistica e sessuale ( di questi tempi entrambe tabù).
Nell’universo islamico, una per tutti, Rābi‘a al-Baṣrī, quella che amo di più, in quella corrente di pensiero universale che li chiama “Sufi”( vedi Dervisci), nell’Islam, o Zen in oriente o semplicemente “mistici” in occidente, ma ciò che li collega è la medesima concezione di rapportarsi con il mondo,
l’Estasi:
l’essere costantemente, quotidianamente, perennemente in evoluzione nella unione-dissidio, a volte, spesso, con il Divino che permea la loro esistenza.
La spiritualità e il fondamentalismo stanno agli estremi opposti dello spettro culturale.
La spiritualità cerca con il Sacro un rapporto sensitivo, contemplativo e trasformativo, ed è capace di sostenere livelli dell’incertezza nella sua ricerca perché il rispetto per il mistero è al di sopra di ogni cosa. Il fondamentalismo cerca certezze, risposte fisse e l’assolutismo, quale pavida risposta alla complessità del mondo ed alla nostra vulnerabilità come creature in un universo misterioso. La spiritualità deriva dall’amore per il Sacro e dall’intimità con esso, mentre il fondamentalismo deriva dalla paura e dalla ossessione dal Sacro. La scelta tra la spiritualità e il fondamentalismo è una scelta tra l’intimità consapevole e un inconscio possesso.
L’abbandono estatico
Cito a tal proposito il pensiero di Sujith Ravindran “coach” contemporaneo e Indiano:
“L’abbandono estatico è il luogo nel quale la ragione vacilla.
L’adulto integro e risolto lascia il posto al bambino giocoso che si immerge nell’inebriante esperienza del momento.
Il passato e il futuro scompaiono, per cedere il passo al qui e ora.
Il giorno e la notte cessano di esistere, sostituiti dalla freschezza del profumo dell’alba.
Il controllo e la rigidità dell’ego cedono alla beatitudine e alla leggerezza dell’anima.
L’estasi dell’abbandono lascia che sgorghi una risata liberatoria e schiude la via a energie prigioniere, coagulate nell’uomo per l’eccessivo lavoro mentale.
L’uomo ha creato una verità illusoria per condurre la propria esistenza.
Di generazione in generazione, ha elaborato una definizione globale sul significato di “essere adulto”.
Quindi, ha imparato a mantenersi conforme rispetto a tale aspettativa, perché il giudizio sociale è la vera punizione per chi lascia libero il bambino dentro di sé.
Per lasciarsi andare all’estasi dell’abbandono, l’uomo deve prima liberarsi dalla gabbia del giudizio, suo e degli altri.
La rigidità della mente adulta soggioga la capacità innata del lasciarsi andare e sebbene l’uomo resista alla chiamata dell’abbandono cercando di conservare così il suo amor proprio, in realtà è proprio annullandosi nell’estasi che l’uomo può tornare all’amore.
Vivere l’esperienza dello spirito significa semplicemente essere in unità con il tutto.
Non si tratta di un concetto astratto e potente suggerito dai “guru” o dai maestri spirituali.
E non si tratta neanche di un’esperienza accessibile solo a quei pochi in grado di vivere in una “dimensione” altra.
È invece un’esperienza d’accesso universale, anche in un contesto di assoluta ordinarietà.
Può essere attuata nella quotidianità, mentre si cucina o si lavora in giardino, oppure può essere sperimentata attraverso pratiche più esoteriche di meditazione o altri rituali che portano l’uomo in una realtà più Profonda o alternativa, gli fanno perdere il senso dello spazio e del tempo, lo uniscono al qui e ora e gli permettono di scoprire che un essere privo di limitazioni è un essere in unità con il tutto.
L’estasi dell’abbandono consente all’uomo di togliersi la maschera che lo rende insicuro e ne inibisce l’espressività.
Solo uscendo dalla prigione del suo ego può assaporare l’esperienza dell’abbandono all’estasi.
L’ego – infatti – costringe l’uomo in un’interpretazione intellettuale della realtà intorno’ ostacolando il libero fluire delle capacità intuitive e sperimentali.
L’ego è il presupposto su cui 1a rigidità della mente, sostenuta da condizioni e schemi precostituiti, rende automatica la vita.
Quando l’uomo abbandona i meandri del subconscio per andare incontro alla luce della consapevolezza, e poi inizia ad agire sulla base di tale consapevolezza, si libera dai vincoli dell’ego e acquisisce la capacità di lasciarsi andare all’estasi.
L’io Maschile Maturo
L’io Maschile Maturo può smettere di pensare a sé come “Io”‘ come nel caso di Shiva quando assume la forma di Nataraja (il signore della danza) ed esegue la sua Thandava’ la vigorosa danza da cui hanno origine la creazione, la conservazione e la dissoluzione, o come nel caso dell’uomo quando può danzare al suono della sua musica preferita lontano dallo sguardo altrui.
Dimentica il suo corpo e tutto ciò che 1o circonda, perché essi sono un tutt’uno’, legato dall’amore.
Quando l’io Maschile Maturo si lascia andare all’estasi dell’abbandono, tutti i limiti interni svaniscono e si concede al piacere della gioia.
Non si sente più così ingenuamente legato alle paure del suo ego.
Capisce che il distacco dall’ego è parte di un unico tragitto che prevede anche il percorso ascensionale dell’anima.
Benché i limiti dell’esistenza possano creare barriere artificiali fra gli esseri umani, l’io Maschile Maturo riesce ad esprimere il suo vero sé, perché in esso risiede l’esperienza più intensa che l’anima Possa Provare.
L’abbandono estatico è un arrendersi all’ignoto.
È una scelta consapevole e, pertanto, l’Io Maschile Maturo, sceglie di affidarsi all’estasi dell’ignoto per intraprendere il viaggio verso la gioia e l’amore.
Abbandonandosi, sceglie di essere guidato – e non condotto a forza- verso gioia e amore.
L’ignoto è l’immenso spazio dove orbitano infinite possibilità.
L’io Maschile Maturo è affascinato da questo cosmo che gli offre innumerevoli possibilità di apprendimento, evoluzione, rinnovamento e trasformazione.
Mosso da spirito d’avventura, egli si lancia consapevole di trovare la sua verità.
Vuole vivere con pienezza la vita, che significa anche confrontarsi con l’ignoto.
Non ha paura del caos che è parte integrante del suo viaggio, né lo preoccupano le incertezze che sono il lasciapassare per ii suo abbandono.
Vede invece l’estasi come un’opportunità per ridisegnare se stesso e raggiungere la massima pienezza possibile in quel dato momento.
Quando si lascia guidare dal momento, l’io Maschile Maturo libera la sua vita dalla schiavitù della paura e si allontana dalla morsa dell’ego.
Nel lasciarsi guidare da quell’attimo ispirato, o dall’imitare la danza di Shiva nelle sembianze di Nataraja (il signore della danza), l’’uomo non dimentica la sua missione.
Al contrario, essa è incastonata nel subconscio e si propaga in ogni cellula del corpo.
estasi dell’abbandono
Nell’estasi dell’abbandono, l’uomo è in unità con gli universi che lo circondano e la sua missione è in armonia con la forza trasformatrice della Natura, la sua missione diventa la musica con cui l’io Maschile Maturo danza in totale estasi.
Nell’abbandonarsi, si sente guidato dalla sua stessa missione, nota dopo nota, battuta dopo battuta, fino a quando il canto non si rivela in tutta la sua bellezza e la gioia suprema della composizione pervade tutto il suo essere.
La devozione verso l’Infinito è fonte di piacere, perché sa che lungo quella via incontrerà la sua destinazione.
La devozione è espressione del cuore, esperienza dell’anima.
La devozione inizia dove finisce la mente razionale.
In quanto tale, essa non è definibile, ma la sua esperienza è reale.
E una forza che unisce, perché cerca e trova sempre sé stessa negli altri.
Tramite la sua vita attuale e quelle passate, l’uomo accumula senza sosta un’infinità di impressioni nel suo essere.
Col tempo si consolidano nei suoi pensieri, valori, fisiologia e psicologia, ma soprattutto nei suoi traumi.
Traumi
Come il fantino impugna le briglie che controllano il cavallo, così i traumi esercitano un controllo sulle facoltà, sulla fisiologia, psicologia, propensioni, pensieri, parole e azioni.
Senza averne consapevolezza, i traumi trovano un luogo sacro nel profondo dell’uomo, dal quale governare la sua vita, rendendolo nient’altro che testimone silenzioso dei suoi stessi pensieri, parole e azioni.
Egli è sconcertato dallo scarso controllo delle sue facoltà, ma proprio tale scompenso lo dissuade dal cedere e abbandonarsi all’estasi.
L’uomo rimane freddo e distante dai traumi, erige alte pareti a protezione, sigilla ogni fessura affinché il frastuono assordante dei traumi non penetri violando il suo equilibrio.
Ritiene erroneamente che i traumi vadano semplicemente lasciati da parte, che più ci si colloca distante data loro presa, quanto più si esula dalla loro porta, tanto meglio si può agire usando le proprie facoltà.
L’estasi dell’abbandono praticata dall’io Maschile Maturo libera i traumi dai recessi del subconscio, lasciandoli salire in superficie come bolle d’aria a lungo prigioniere sott’acqua.
Egli non cerca compromessi, perché sa che non può tenersi lontano dai traumi e invocare la guarigione.
Nel suo abbandonarsi, sente riemergere antichi ricordi e il risveglio dei traumi correlati, divenendone pienamente consapevole.
Nella sua intimità con i traumi, l’uomo vede il cuore soffrire, e la guarigione dal dolore ha inizio nella comunione con tutto il suo essere.
Egli crea uno spazio sacro dove il dolore può riemergere, e come il flauto dell’incantatore risveglia il serpente dormiente nella cesta, così la compassione è lo strumento che spinge il dolore verso la dissoluzione.
L’uomo penetra, tramite l’abbandono in fondo ai suoi traumi mantenendo una posizione di assoluta unità.
Dal dolore al perdono
Nell’ intimo abbraccio con gli artefici delle sue sofferenze, sente il dolore mutarsi in perdono, e raggiunge il vuoto della saggezza e della pace.
Nell’estasi dell’abbandono l’uomo dimentica l’esistenza corporea.
L’esperienza sensoriale viene sostituita dall’estasi dell’anima e si sente avvolto dalla naturalezza del suo vero essere.
L’uomo raggiunge L’unità della gioia con 1a forza della Creazione e l’amore diviene l’elemento cardine del suo vero essere.”
Socrate: Daimon, lo Spirito e l’Estasi
Il “daimon” di Socrate, dicevamo.
Perché viene condannato a morte in una società molto liberale e famosa per aver fatto della filosofia quasi la sua ragion d’essere ed esempio al mondo di libertà?
Socrate non lasciava scritto quel che andava pensando perché sosteneva che uno scritto è come l’immagine che raffigura un individuo (a quei tempi non c’era la foto): è fissa e statica e non parla .
Ossia non è possibile il dialogo! Non si parla con uno scritto.
Sosteneva che sentiva, di tanto in tanto, una voce che gli parlava in merito a quel che andava pensando, il più delle volte dicendogli cosa o come fare o non fare.
Come dire che Socrate aveva dentro di sé un “maestro Jedi” che lo istruiva nel suo percorso di ricerca interiore! Scandaloso!
Se si accetta che possa esserci un uomo che dentro di sé porti liberamente, appunto, un “δαίμων” nella lingua greca, che possa istruirlo senza il beneplacito e il controllo dei detentori del potere istituzionalizzato, il “sistema” corre il rischio del collasso.
“Io sono la Verità fatta uomo“
“Quid est veritas” chiede Pilato a Gesù, pronta la risposta: “Vir qui adest”, traducendo essotericamente, l’uomo che hai di fronte a te!, cioè: “Io sono la Verità fatta uomo“.
“Crucifige!” – sentenzia Caifa – “se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e cercheranno la verità dentro sé stessi.”
Idem per Socrate: pur proponendo l’esilio come pena ed espiazione del misfatto, preferisce una morte liberatoria alla rinuncia della sua libertà e a rinnegare le sue idee con una falsa confessione di colpevolezza di corruzione della gioventù.
Storicamente le chiese trasformano il daimon socratico in “demone” e quindi essere spregevole e simil-satanico, ma che nulla ha a che fare con i fantasmi, i cosiddetti “spiriti” intendendo invece le anime vaganti dei defunti non consapevoli del loro “stato”; altra cosa sono i demoni , intendendo gli spiriti elementali esistenti in natura.
I demoni secondo SaiBaba:
Durante i dieci giorni del Dasara, i demoni (Rakshasa), nella forma delle qualità malvagie, vengono distrutti.
Rakshasa non significa essere demoniaco, le qualità cattive delle persone sono i demoni: l’arroganza è un demone, i pensieri cattivi sono demoni.
Conclusioni.
Si evince che il “δαίμων” socratico è il “self” di Jung, non l’io o ego, che cerca Il vero SE’, ossia l’Atma, ossia lo Spirito.
S.N.U. Massimo Molinari
[Socrate: Daimon, lo Spirito e l’Estasi – Articolo di Massimo Molinari – pimolina_2007 [at] libero.it]
PS
Se ti è piaciuto “Socrate: Daimon, lo Spirito e l’Estasi” clicca sul pulsante qui in basso e condividi su Facebook, grazie! 🙂
Jose
Che lezione di filosofia!
🙂
Splendida la citazione di Sujit, non vedo l’ora di conoscere te, lui e Camilla.
🙂
1abbraccio e grazie, Max!
Josè
walter arrighetti
Un livello davvero ottimo, non c’è da dire nulla.
…”a me, me piace!” 🙂
Michael
Bellissimo post!
E come per Josè trovo anche io splendida e carica di significato la citazione di Sujit.
Grazie Massimo!!! 🙂
nadia
Eh, sì, alla fine di tutto c’è sempre il perdono. Bellissimo, ma come fare a perdonare sè stessi? Come fare a trovare l’abbandono ed il perdono? Io non amo facebook, se volete continuiamo a “sentirci” qui
Grazie Massimo!!!
Massimo
@ Jose:
Il piacere è sempre reciproco, se no che piacere è ?
Massimo
Massimo
@ Michael:
Sei sempre nel mio cuore.
GRZ,
Massimo
Massimo
@ nadia:
E’ qui la festa, non su facebook !!!
Veramente il perdono è l’inizio,dopo l’abbandono.
Conosco una sola preghiera, sempre la stessa,tutti i giorni:
Dio rimetto la mia Anima nelle tue mani e ripongo il mio
Spirito nel profondo del Tuo Santo cuore.
E gni mattina dico: grazie per il fatto incredibile,
che nonostante quello che sono, mi dai ancora un giorno
per essere consapevole che esisto.
GRZ, anche a te,
Massimo
Massimo
@ walter arrighetti:
Grazie,Walter, perchè dettoda te una volta,
vale x TRE!
Massimo
Franco
Articolo molto bello Max!
Le nostre attuali demento-crazie sono la conseguenza dell’incapacità di costruirci ‘occhi per vedere, perchè il sistema attuale sa molto bene,che un uomo consapevole è molto pericoloso.
1abbraccio
Massimo
@ Franco:
Uno sù mille ce la fa dice Gianni Morandi, ottimista!!
Gustavo Adolfo(ROL) dice molto più realisticamente
UNO sù 100 milioni è “Spirito Itelligente”, e ci si nasce.
Sù questo, pur non essendo alla pari
( non l’ho mai considerato uno Spirito molto evoluto),
non siamo d’accordo, tant’è che lui si è “acceso” con un
tramonto,a Marsiglia .
So per esperienza vissuta che Spirito Libero e Intelligente
Si diventa, liberandosi e liberando il proprio “SE”,
quello menzionato nei testi Sacri ,come le Upanishad.
S.N.U.
Massimo Molinari
Anna
Uhahuh!!!!che superarticolo!
Grazie, Massimo. Mi hai toccato nel profondo…dammi il tempo di riemergere…
Anna
Massimo
@ Anna:
Prendi Il tempo che serve, pardon, il tempo Kairòs,
che è senza tempo, per apprendere e “comprendere”.
Sempre tuo,
Massimo
Marika
Salve a tutti. Sarebbe interessante poter conoscere questo coach indiano, Sujith Ravindran; qualcuno può passare informazioni su di lui e sulla sua attività o sa dire se è possibile incontrarlo anche in Italia?
Grazie.
Marika
CODATO EZIO
messaggio
Seguite la coscienza, Dio è nel vostro cuore. Dovunque andiate e qualunque cosa facciate, Dio lo sa anche se pensate che nessuno lo abbia notato. Le persone si preoccupano di cose insignificanti e temporanee che sono come nuvole passeggere e, a volte, vengono meno alla fede e alla devozione; questo non è corretto, non dovreste mai tralasciare la devozione. Il vostro buon lavoro otterrà la Grazia di Dio senza dubbio. Il peccato o il merito vengono solamente dalle vostre stesse azioni, non dall’esterno. Trascorrete il tempo pensando a Dio e cantando il Suo Nome e non sarete mai addolorati. Seguite il detto “Di’ la verità, pratica la rettitudine (Sathyam vada, Dharmam chara)”, voi siete destinati ad avere successo sempre. La Verità è comune a tutti i paesi in tutti i tempi; se seguite la Verità, che è Dio, farete invariabilmente del lavoro onesto. L’Amore Divino scorrerà sempre verso di voi e garantirà che facciate sempre del lavoro sacro.
-Baba
Massimo
@ CODATO EZIO:
Grazie,Ezio per aver citatato Baba.
E’ sempre un riferimento o un’ancora di salvezza,
ma gradiremmo anche il tuo parerre sull’articolo sullo Spirito,
l’Estasi e il Daimon.
GRZ ,
Massimo
roberto
CIAO MASSIMO;
CIAO A TUTTI:
MASSIMO TI RINGRAZIO X LA MERAVIGLIOSA E PROFONDA ESPOSIZIONE SOPRASCRITTA.
MI HA IMPRESSIONATO PARTICOLARMENTE L’ESPERIENZA DELL’ESTASI VISSUTA
INTENSAMENTE E PROFONDAMENTE COME UNIONE CON IL TUTTO*(TAO)*.
MI HAI RESO CONSAPEVOLE DI MOLTE COSE;UNA DOMANDA: IL DAIMON PUò ESSERE SOLO PERSONALE O ANCHE FAMILIARE?
COMUNQUE SIA TI RINGRAZIO X QUESTO SUBLIME ARTICOLO CON SPIRAGLI CHE MI FANNO INTRAVVEDERE VASTITà OCEANICHE E ALTEZZE VERTIGINOSE.
UN ABBRACCIO
Roberto*
Massimo
roberto ha scritto:
Bene bene bene !
il “δαίμων” è solo individuale.
Tu, forse, ti riferivi allo Spirito Familiare,
allo Spirito Collettivo e cose simili ?
Faccio un esempio in un “FIAT”:
potrebbero far parte dello stesso Spirito Collettivo
la famiglia Agnelli( ma non sono quelli Pasquali ),
tutti gli operai che costruiscono le vetture,
tutti quelli che comprano le vetture,
tutti i meccanici che le riparano, e così via ?
Ebbene … SI !
(sic!)
Anche se non lo sanno,
sono solo 1
( uno – minuscolo perchè molto materiale e poco Spirituale).
GRZ,
Massimo
Massimo
@ Marika:
Grazie x l’interesse per Sujith,
in intenet trovi i riferimenti delle presenze anche in
Italia,se vuoi trovarti.
Gradiremmo anche una tua espressione in merito all’articolo
sull’Estasi.
GRZ,
sempretuo
Massimo
Massimo
Ode a Muammar 22 10 2011
Ode a te, Muammar
rivoluzionario condottiero autogenerale czar tiranno dittatore senza “pietas” .
Per fame patita miserabili reso hai i tuoi fratelli
muslim morti di fame di stenti sopravvissuti torturati
seviziati uccisi.
Perché ? !
La sete la fame di giustizia reso schiavi hai tutti al tuo nome roboante,
battello nato vecchio che perso il tuo porto hai .
Implorando la pietà solo per te alla fine un giorno terreno di vita smarrita .
Reso ti hanno i berberi barbari futuri quello che sempre hai donato : nessuna pietà.
Tale scopo tale fine attende l’uomo che ha perso il suo,
tiranno facendosi
aguzzino no fratellanza muslim .
Tale fine attende i tutti uguali a te :
sventura è il Potere solo terreno,
solo materia è e fine nell’ignominia .
No, nemmeno il paradiso dei muslim guerrieri combattenti per la fede
un demone, ginn, waswas, ti ha posseduto, no iblis.
Allāh ha, ha, ha… per te Santa “pietas” ?
Peño
meditateci un pò sù… può aiutare a capire cosa succede .
Massimo
Jose
Marika ha scritto:
Sono in contatto con Sujith tramite i suoi collaboratori: appena ci saranno novità su di lui, le pubblicheremo sul blog.
😉
CODATO EZIO
e’ qui che sta il bello :godere della dualita’ senza restarne impantanati. vale a dire saper uscire dalla scena al momento giusto. cosa davvero ardua che pochi hanno colto.
mi spiego meglio : il gioco dei contrasti serve per evidenziarne gli aspetti, ma saperli vedere senza restarne abbagliati ci permette di attraversli in modo indenne.
ma lo stato di grazia e’ ben altra cosa…..
con affetto ezio
Massimo
CODATO EZIO ha scritto:
Purtroppo il senso di questo scritto mi sfugge,
anzi è proprio un MISTERO.
In questi tempi in cui la semplicità è l’unica moneta
di scambio equosolidale .
Magari se ti riesce, sii più intellegibile ai comuni mortali.
L’unico a cui sei stato fisicamente vicino,
che è uscito di scena al momento opportuno è SaiBaba.
Anni fa abbiamo discusso su una piastrella che riportava
un pensiero taroccato di Baba che diceva:
“ se fai il buono, prima o poi arriva la Grazia”.
Se ben ricordi osteggio chi vuole “usare” i presunti
pensieri altrui per scopi commerciali .
GRZ,
Massimo
Massimo
Un chiarimento.
Non sono “religioso”.
Religione : cosa significa ?
Naturalmente ha una duplice radice e significato :
lègere = aver cura, riguardo,
e ligàre = tenere unito, legare.
Etimologicamente ciò che conta di più è il prefisso RE,
che è un rafforzativo.
Quindi in sintesi RE ligàre = legare due e più volte,
ripetutamente,
fino alla “costrizione” che non permette di muoversi liberamente.
Relegare qualcuno, metterlo in condizione di non poter agire.
Non sono un uomo di fede.
La fede è solo l’anticamera della Realtà.
La Realtà è solo frutto dell’esperienza.
Possiamo essere sicuri solo della nostra esperienza,
indipendentemente da quanto sia limitata o estesa,
superficiale o vasta e profonda .
Tutto lì …. Il resto è “Illusione” e menzogna a sé stessi.
S.N.U. Massimo Molinari